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Carla Di Quinzio

La filosofia puo' curare

Approccio filosofico ai disagi di oggi

Carla Di Quinzio - la filosofia puo' curare

 

 

 

Che cosa non sonnecchia sotto la scorza di noialtri. Bisognerebbe avere il coraggio di svegliarsi e trovare se stessi. O almeno parlarne. Si parla troppo poco a questo mondo.

Cesare Pavese

 

 

 

Sempre più spesso assistiamo a un disagio dovuto al mestiere di vivere.

Il messaggio sociale odierno impone alle singole persone il dovere di essere l'artefice del proprio destino facendo leva esclusivamente sulla propria determinazione.

Si tratta evidentemente di un messaggio ingannevole infatti  l'uomo non è onnipotente, tuttavia la richiesta sociale è talmente pervasiva che come risultato può provocare un indebolimento psichico delle singole donne e dei singoli uomini dovuto alla perdita di autostima.

Quel che appare con forza nelle persone è il senso di di vergogna che impedisce a ognuno di confrontarsi nel timore di un'ammissione di inadeguatezza che sembra riguardare esclusivamente se stessi, è evidente che così contestualizzata la mancanza risulta essere insopportabile, poiché ha le caratteristiche dell'inettitudine personale e pertanto difficilmente socializzabile.

Accade così che nell'impossibilità di raccontare e di raccontarsi, si perde una preziosa occasione per simbolizzare il fallimento e, da un punto di vista più strettamente filosofico, si rinuncia alla possibilità di avviarsi verso una maggiore competenza emotiva.

Ritengo fondamentale sottolineare l'importanza di tale competenza poiché attraverso le emozioni incontriamo il mondo e da questo incontro scaturisce il sentire dell'animo umano che conosce infinite sfumature, viceversa sembra che vi sia un'affezione epidemica di depressione patologica più o meno grave.

È vero che c'è molta sofferenza, tuttavia un tale approccio rischia di appiattire tutti noi riducendo a sintomo di una malattia gli affetti tipici del mestiere di vivere.

Sarebbe molto strano non essere tristi quando finisce un amore oppure disperati se muore una persona a noi cara, ma non per questo si è affetti da depressione patologica.

La tristezza o la disperazione così contestualizzate non hanno nulla di patologico, pur essendo sintomi di depressione.

Da tale evidenza discende la necessità di prendere in considerazione quello che appare un disagio esistenziale tipicamente umano, non solo come fenomeno clinico, ma come modalità strutturale dell'essere umano inserito di volta in volta nel contesto storico del suo tempo.