Aree di cura e approfondimento
PROGETTUALITA' E VOCAZIONE
Mi domando, disse, se le stelle sono luminose in modo che, prima o poi, ciascuno possa trovare la propria.
Antoine De Saint - Exupéry, Il piccolo principe, tr.it. Bompiani, Milano, 2010
La cura che pratico nelle consulenze individuali attiene alla ricerca che la persona può fare rispetto alla propria vita, responsabilizzare il soggetto verso tale sapere credo che sia l'aspetto fondamentale della filosofia come cura.
Il mio compito è di supporto senza mai sostituirmi a chi si affida a me, il sostegno può consistere in alcuni periodi nel saper attendere fiduciosa e partecipe, nel saper ascoltare la qualità del silenzio senza mai forzare.
So, anche per averlo provato su di me, che occorre accedere alla consapevolezza di sè delicatamente e senza fretta.
La narrazione della propria storia, unica e irripetibile, a un testimone che la accoglie come un dono prezioso e delicato da proteggere, permette di riguardarla da prospettive spesso inesplorate e sempre feconde.
Ri-guardare, in questa particolare attività di cura, ha una doppia accezione: innanzitutto guardare per una seconda volta prendendone una distanza diversa e quindi averne riguardo in senso rispettoso.
Il lavoro di cura che si svolge insieme aiuta a vedere le cose da un altro punto di vista, nella consapevolezza che per conoscere se stessi bisogna uscire da sè. Spostare lo sguardo attiva il pensiero e pone il dubbio che è il sale della filosofia poichè permette di porsi nuove domande di senso.
La mia funzione è quella di assistere, partecipare, stimolare ed essere testimone attivo della trasformazione a cui si perviene insieme - condizione di possibilità questa - per arrivare al ben-essere.
DISAGIO ESISTENZIALE
Un problema collettivo, fino a che non è riconosciuto come tale, si presenta sempre come un problema personale e in certi casi può dare l'impressione errata che qualcosa non sia in ordine nel dominio della psiche personale. Effettivamente la psiche personale ne è disturbata, ma disturbi del genere non devono assolutamente essere primari, possono benissimo essere secondari, conseguenza di un mutamento intollerabile nell'atmosfera sociale. La causa del disturbo è perciò in tali casi da cercarsi piuttosto nella situazione collettiva che non nell'ambiente personale. La psicoterapia non ha finora tenuto conto di questa circostanza.
Jung 1961; 1978, 283
Difficile stabilire se i problemi che ci affliggono sono di natura personale o di natura collettiva; mi sembra plausibile pensare che i due livelli si influenzino vicendevolmente.
E' stato così in ogni epoca storica, ognuna con peculiarità specifiche, non c'è stato un tempo in cui non è esistito il disagio esistenziale.
Lo specifico del nostro tempo riguarda l'intensa accelerazione che inevitabilmente ha una ricaduta sulla costruzione dell'identità.
Teniamo presente che i cambiamenti avvengono in modo rapido ed evidente a livello tecnico, ma la trasformazione della mentalità richiede un tempo più lungo, la psiche infatti è altamente più complessa, rispetto a un'invenzione tecnica o a un sommovimento sociale.
Questo aspetto potrebbe creare una discrasia fra l'attesa sociale e la effettiva possibilità psichica di attenervisi, con conseguenze non trascurabili sull'equilibrio psichico delle persone.
La parola filosofica è il modo più antico che conosciamo di prendersi cura del malessere esistenziale non riconducibile a stati patologici.
Penso che quel che oggi, come nell'antichità, la filosofia come cura può ancora dire sull'uomo riguarda la ricerca di se stesso.
Ritrovare se stessi è un lavoro che comporta di tenere insieme tutto il nostro essere, comprese le parti che non ci piacciono e di cui non vorremmo saperne.
La questione dirimente non è accettare i propri limiti, bensì abitarli e imparare ad amarli. Credo che imparare ad amarsi nella propria interezza comporti ritrovare il proprio essere autentico.
La propria storia, per quanto dolorosa possa essere, è quella che ci ha fatto diventare quel che siamo.
Sta a noi decidere se progettarci nella vita oppure in un ideale di vita stereotipato che non ci rappresenta, in cui non ci riconosciamo e che pertanto ci aliena da essa.
Nel mettere in parole la propria storia attraverso la narrazione biografica si accede alla possibilità di elevarla alla dignità di un racconto, il racconto della vita si fa corpo ed è occasione innanzitutto di conforto, ma successivamente di stimolo intellettuale per continuare a riflettere sui passaggi importanti che ci hanno fatto diventare quello che siamo.
Accade così che riusciamo ad amare il racconto e nel riconoscerci in questo possiamo dare uno sguardo da una prospettiva diversa.
La quotidianità della nostra epoca non offre molte occasioni per un racconto autentico, per questo è importante avere un luogo protetto dove poter contare su una figura professionale che aiuta a tenere insieme i vari aspetti della storia, anche quelli dolorosi, provando a dare un senso che contribuisca a provocare una trasformazione alchemica.
SOSTEGNO AI PROFESSIONISTI DELLA CURA
La perfectio dell'uomo, il suo pervenire a ciò che esso può essere, nel suo esser-libero per le sue possibilità più proprie (per il progetto), è “opera” della “Cura”.
Martin Heidegger, Essere e tempo
È abbastanza frequente assistere alla sofferenza dei professionisti della cura, si tratta di una sofferenza profonda i cui sintomi si manifestano a volte in atteggiamenti distanzianti.
Persone, prima di essere professionisti, spesso costrette a costruirsi una corazza; purtroppo il rimedio è peggiore del male che si vorrebbe contrastare, poiché il rimosso agisce a un livello profondo.
Chi per professione si prende cura ha bisogno che a sua volta qualcuno lo aiuti ad avere cura di sé; è necessario trovare un luogo caldo dove si sente di poter appoggiare il proprio fardello.
Sia nei laboratori che allestisco nelle università e nei luoghi di lavoro sia nelle consulenze individuali il mio aiuto si esprime nell'aiutare a riconoscere i punti di forza e i punti di debolezza che stanno alla base delle proprie scelte professionali di cura.
COPPIA, GRAVIDANZA, MATERNITA', PATERNITA'
I tuoi figli non sono figli tuoi. Sono i figli le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo, ma non li crei. Sono vicini a te, ma non sono cosa tua. Puoi dar loro tutto il tuo amore, non le tue idee. Tu puoi dare dimora al loro corpo, non alla loro anima. Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire dove a te non è dato entrare neppure col sogno. Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere Che essi somiglino a te. Perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.
Kahlil Gibran, Figli verso il domani
La nascita di un figlio, pur essendo un evento lieto, comporta un riassestamento della coppia. Si passa dall'essere figli a essere genitori, è una considerazione ovvia a cui tuttavia non si presta forse abbastanza attenzione.
Eppure siamo fortemente implicati nella nostra storia arcaica che inevitabilmente agisce sul nostro essere genitori.
Il modo in cui nostra madre ci ha presentato nostro padre e viceversa, quando infanti inconsapevoli succhiavamo il latte, ha influenzato diverse scelte della nostra vita adulta.
I sogni delle donne gravide e dei loro compagni mostrano come i fantasmi antichi si riattivano in prossimità del parto.
Da anni seguo i neo genitori e sono testimone dei loro timori e delle ansie legate a piccoli gesti quotidiani o a scelte più complesse.
Perché il bambino piange? Sono inaffidabile? Il mio latte sarà sufficientemente nutriente? Sono stanca di allattare al seno e dunque sono una cattiva madre?
Sono solo alcuni dei dubbi che via via negli anni ho aiutato a dissipare, in genere sono sufficienti pochi incontri per ritrovare il bandolo della matassa che sembrava smarrito.
La puerpera e il neonato sono entrambi soggetti deboli, qual'è il ruolo del padre?
Spesso è necessario riconoscere la fatica del padre, dare dignità al suo compito di terzo che protegge la diade simbiotica, la supporta e infine la aiuta nella vitale separazione.
FAMIGLIE MONOGENITORIALI
Dominare il caos che si e', costringere il proprio caos a diventare forma, a diventare logico, semplice, univoco, matematica, legge: e' questa qui, la grande ambizione.
Friedrich Nietzsche, Frammenti
Un'attenzione particolare merita la famiglia composta da uno o più figli con un solo genitore convivente.
Naturalmente la specificità della domanda, e del conseguente aiuto che come professionista offro, varia moltissimo a seconda delle singole storie.
È molto diverso il vissuto della persona qualora abbia operato la scelta ovvero l'abbia subita e anche in questo ultimo caso influisce in modo significativo il grado di elaborazione dell'evento; un'altra variabile significativa è data dalla capacità di coinvolgimento reciproco nel progetto genitoriale nonostante sia concluso quello di coppia.
Una situazione particolarmente delicata di monogenitorialità è data dalla condizione di vedovanza.
In questi casi il genitore superstite oltre al lavoro di elaborazione del lutto con tutto il carico doloroso che comporta, deve supportare la sofferenza del proprio figlio orfano.
A volte la morte è preceduta da periodi più o meno lunghi di malattia in cui è già stata diagnosticata l'inguaribilità del compagno di vita e genitore dei propri figli.
Ho delineato una piccola panoramica di situazioni più o meno gravi e addirittura tragici in cui mi sono trovata ad operare, quel che li accomuna è la cura; cura che riguarda le persone più fragili ovvero i bambini e gli adolescenti coinvolti in queste storie di vita, ma anche cura delle relazioni fra adulti e fra questi e i minori.
Chi quotidianamente si trova a prodigare un simile sovraccarico di cure ha inevitabilmente bisogno di un professionista esperto ed esterno in grado di aver cura della sua storia.
Un professionista che oltre a medicare le ferite riesca a vedere e a far vedere la specificità delle risorse insite in quella singolare e specifica autobiografia.
Sono profondamente convinta della possibilità di far emergere gli aspetti creativi presenti in ciascuno, e soprattutto nei bambini, tale convinzione mi deriva dall'esperienza e non da un cieco ottimismo.
Sono altrettanto consapevole tuttavia che occorre il necessario rigore, serietà e amore per la bellezza; i bambini sono persone serie a cui occorre dare risposte chiare che non ingenerino confusione e per evitare la con-fusione (la folle fusione con l'altro) dei linguaggi è necessario che gli adulti abbiano compreso quel che si dibatte dentro di loro.
L'aiuto che posso offrire ai genitori che si trovano in queste particolari condizioni consiste proprio nell'agevolare il processo di svelamento e di comprensione di sé.
PASSAGGI DI VITA
La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. (...) E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perchè senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Einstein, La crisi, da "il mondo come io lo vedo", 1931
I passaggi di vita, le trasformazioni del corpo, spesso provocano una crisi profonda.
Penso al passaggio dall'infanzia all'adolescenza, che è il più impetuoso, ma al capo opposto vediamo lo smarrimento provocato dalla menopausa.
I cambiamenti di status sociale non ne sono esenti, il pensionamento, spesso tanto anelato, eppure o forse proprio per questo, fonte di senso di vuoto e di inutilità.
Sono solo pochi esempi in cui può accadere che il senso della vita sembri smarrito; l'anziano nella nostra società è interessante solo in quanto consumatore e che ne è di tutta la sua esperienza di vita?
Dell'adolescente si sottolineano spesso gli aspetti fastidiosi, al nostro sguardo adulto spesso sfugge che quella è l'età del possibile, l'età in cui occorre proteggere e accompagnare discretamente le scelte, lasciando procedere per prove ed errori nella ricerca di una strada possibile.
La consulenza filosofica che io offro ha lo scopo di ritrovare il senso dell'accadere nel qui e ora, di ricercare e valorizzare la specificità, che è poi il bello, che c'è in ogni fase della vita.
SOSTEGNO ALLA ELABORAZIONE DEL LUTTO
La felicita' e' benefica per il corpo. ma e' il dolore che sviluppa i poteri della mente.
Marcel Proust
Dobbiamo tenere presente che da un punto di vista psicologico il lutto non è legato solo alla morte fisica di una persona cara bensì, in modo molto più ampio, la condizione luttuosa si riferisce a una sofferenza legata ai più svariati eventi del nostro vivere quotidiano.
La fine di un amore o di un'amicizia, i passaggi di vita, la perdita di qualcosa di importante in cui abbiamo investito una parte di noi stessi, la caduta di un ideale e persino la realizzazione di qualcosa a cui abbiamo dedicato molte energie sono solo alcuni eventi classificabili come luttuosi; come possiamo facilmente evincere da questo incompleto elenco la nostra vita è costellata da tali accadimenti.
La mancata elaborazione dei vari lutti è causa di crolli depressivi a volte anche gravi, da quanto detto finora possiamo facilmente comprendere l'importanza di darsi la possibilità della pratica dell'elaborazione del lutto e di considerarla una competenza fondamentale che ci permette di attraversare la perdita evitando il rischio di ammalarsi.
Nella nostra epoca, e soprattutto nelle grandi città, si sta sottovalutando la sapienza fondamentale di simbolizzare il lutto, viceversa nelle società che arbitrariamente definiamo primitive, si nota un particolare riguardo al lutto; attenzione che deriva dall'accumulo di un sapere tramandato nelle generazioni circa la delicatezza dell'esperienza della perdita, testimoniando una saggezza che evidentemente alle società ipertecnolgiche sembra obsoleta.
Sottovalutare l'importanza di tale cura di sé rischia di farci perdere il contatto con noi stessi; la filosofia antica considerava la letargia, ovvero la dimenticanza di sé, la causa dell'infelicità e pertanto le pratiche filosofiche avevano lo scopo di restituire al soggetto il rapporto con se stesso.
Questo è il senso del mio lavoro in cui acccompagno e sostengo le persone attraverso le pratiche filosofiche rinnovate nell'elaborazione del dolore, aiutandole a simbolizzare il lutto per poterlo così attraversare fino in fondo, passaggio obbligato per poter ricominciare a erotizzare la vita sopportando la mancanza di ciò che è finito senza però restare immobilizzati nella disperazione.